“Giocare è una cosa seria” di Giorgia Abate

AAA. ATTENZIONE AI BAMBINI!!

Siete appena tornati a casa, sono le 19.30 di sera e vorreste solo rilassarvi sul divano. Questo, però, risulta impossibile. I bambini iniziano a giocare a nascondino, a guardia e ladri, a buttare giù i cuscini e a rincorrersi dappertutto, come se fossero le 09.30 del mattino! Sul momento tutto questo potrà sembrarvi un incubo e vi potrà spingere a pensare che i vostri figli siano delle pesti, che non sono stati ben educati e che dovrebbero stare “fermi e buoni”, comprendendo la vostra stanchezza. Beh, in questo caso pensereste di avere a che fare con degli adulti, e non con dei bambini.

La dimensione ludica nei bambini, invece, è fondamentale.

Ogni gioco ha funzioni specifiche. Ad esempio, il gioco di finzione è necessario per favorire la rielaborazione delle emozioni che i bambini vivono nel quotidiano. Un altro tipo di gioco è il gioco fisico, molto importante soprattutto per i bambini che stanno tutto il giorno al nido e alla scuola materna. Lì sono impegnati in tante attività creative e manuali che, tuttavia, potrebbero richieder loro di trascorrere un lungo tempo seduti e concentrati a portare a termine il compito. Lasciare, invece, liberi i bambini di giocare a correre, prendersi e acchiapparsi, anche solo mezz’ora al giorno, ha l’importante funzione di tirare fuori la loro energia e sfogarsi. Spesso questo accade all’interno della fratria, in cui i bambini mettono in atto giochi fisici, tra cui la lotta, destando spavento o confusione nei genitori. Tuttavia, è proprio attraverso la libertà di sperimentarsi in questi giochi che i bambini imparano come autoregolarsi e a gestire la loro aggressività in modo protetto e adeguato.

Inoltre, a differenza di quanto si possa pensare, sono i giochi più semplici e meno strutturati a stimolare la fantasia e la curiosità dei bambini, spingendoli a trovare sempre nuovi modi per utilizzare gli stessi oggetti. Così, una sedia può diventare la casa in cui trovare riparo, un pezzo di una corsa ostacoli, il seggiolino del bambolotto.

La spontaneità e naturalezza dei bambini trova spazio all’interno di un mondo ludico, in cui è possibile crescere, conoscere, sperimentare e scoprire di poter essere un ladro, una guardia, una fata turchina, a distanza di pochi minuti, ed essere amati per questo.

Cosa succede, tuttavia, se questa spontaneità si scontra con il mondo degli adulti, invece di incontrarsi?

Può accadere che il genitore non riesca ad accogliere la dinamicità del figlio, inibendo la sua naturalezza, in quanto in quel momento ostacolo al suo riposo o al suo benessere.  Ad esempio, dopo una giornata di lavoro, il genitore potrebbe tornare a casa ed invitare i figli a stare seduti e a guardare la televisione o giocare con il tablet, per non esser disturbato. O, ancora, può accadere che il figlio possa sentire di dover rinunciare alla sua dimensione ludica per occuparsi del genitore triste, arrabbiato o stanco. Oppure, potrebbe accadere che il figlio senta che per essere amato non possa “sprecar tempo a giocare”, ma si debba impegnare in attività scolastiche e\o extra-scolastiche “più utili” e performanti.

La CMT (Control Mastery Theory, Gazzillo, 2016) spiega come esistano diversi sensi di colpa e questi, una volta innescati e strutturati, potrebbero ostacolare la messa in atto di atteggiamenti spontanei. Il bambino potrebbe sentire di disturbare e di esser “fastidioso” se inizia a correre e a muoversi come desidera. Potrebbe sentirsi in colpa per non essere il bambino “perfetto”, calmo e buono che il genitore sperava di avere e così, pensare di averlo deluso.

Ma i bambini perfetti, che non disturbano e stanno fermi, non esistono! Giocare è una cosa seria e necessaria per il loro sviluppo. Un bambino che non gioca, che non salta, che non corre e che non fa i capricci è forse un bambino che si sente in colpa e ha imparato a credere che tutto questo non vada bene per il mondo degli adulti.

Il compito dei genitori, invece, dovrebbe essere quello di accogliere il mondo del bambino, aiutandolo a stare all’interno di quella dimensione ludica, caratteristica dei piccoli, attraverso cui si impara a diventare grandi.

Le neuroscienze hanno scoperto che i circuiti cerebrali del piacere e della gioia, che si attivano quando si gioca, sono gli stessi che si attivano quando si è in interazione positiva con un’altra persona. Giocare con i propri figli può rappresentare, pertanto, un importante momento di condivisione che può aiutare anche gli adulti a ritrovare un momento di piacere, nonostante la stanchezza e gli impegni!

 

 

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