“La gestione emotiva delle difficoltà scolastiche” di Giorgia Abate

Non sono rari gli articoli di giornale in cui si parla di disturbi d’ansia e depressione in adolescenza, spesso connessi a problematiche scolastiche.

Tra questi il più recente riguarda la morte per suicidio di un ragazzo di 14 anni, al primo anno di liceo scientifico di Ruvo di Puglia, in provincia di Bari. I compagni ipotizzano che la causa sia stata “un brutto voto”.

Ma cos’è che si nasconde dietro questa sofferenza?

L’adulto di oggi spesso è confuso di fronte agli adolescenti. Che sia genitore o insegnante, spesso capita di non sapere bene come trattarli, da grandi o da piccoli. Sicuramente questo è un dilemma insito nell’adolescenza di tutti i tempi, in quanto questa rappresenta una fase del ciclo vitale in cui si oscilla tra il desiderio di appartenere ed il bisogno di separarsi e diventare adulti, autonomi ed indipendenti. Tuttavia, l’adolescente oggi ci appare molto spesso già grande e l’adulto può pensare che non abbia più bisogno di lui, “tanto ci sono i social, gli amici…”. Ma cosa si può nascondere dietro questa apparente autonomia? La paura e l’insicurezza sono gli ingredienti fondamentali che caratterizzano l’adolescenza. Durante questa fase è normale attraversare momenti di tristezza, noia, timidezza, paura o angoscia. I cambiamenti d’umore che caratterizzano l’adolescente sono abbastanza frequenti e sono molti i ragazzi che presentano tratti depressivi stabili, in quanto il compito evolutivo da affrontare spesso appare faticoso e difficile da gestire. Diventare adulti, infatti, è connesso a un forte sentimento di perdita e di rinuncia dell’infanzia, associato al sentire di dover esporsi in prima persona. Di fronte a questo Sé estremamente fragile dell’adolescente, che necessita di consolidarsi, a volte per l’adulto può esser difficile capire quando il bisogno del figlio/alunno è di essere rassicurato o di starsene per conto suo. In realtà non c’è una regola magica o una soluzione predefinita che permetta di rispondere a tutto questo. Allora cosa fare per far sì che quel profondo stato di sofferenza del ragazzo, normale per la fase evolutiva, non si trasformi in una sofferenza cronica?

La Control Mastery Theory (CMT; Gazzillo, 2016; Silberschatz, 2005; Weiss, 1993) propone un approccio caso – specifico, secondo il quale, sebbene l’adolescenza sia una fase evolutiva che riguarda tutti, ogni adolescente è adolescente a modo suo! Per questo motivo è necessario cercare di comprendere quali sono le sofferenze e le idee alla base di tale sofferenza, provando ad adottare un atteggiamento diverso per ogni ragazzo, a secondo dei suoi bisogni e delle sue richieste che vanno oltre un voto! Come diceva Albert Einstein “ognuno è un genio, ma se si giudica un pesce dalla sua abilità di arrampicarsi sugli alberi, lui passerà tutta la vita a credersi stupido.”

I ragazzi hanno bisogno di essere riconosciuti e accolti nella loro individualità, valorizzati nelle loro risorse e compresi nelle loro difficoltà. Hanno bisogno che venga garantito loro uno spazio nella mente dell’altro adulto, in cui sentono di esistere per ciò che sono, al fine di poter godere di un rispecchiamento con cui identificarsi e consolidare il proprio Sè.

 

 

 

 

 

 

 

 

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